domenica 10 giugno 2007

Un poco di c..o




Mi sveglio alla luce del sole che filtra dalle tende logore .
Stamattina e tutto più bello ,la vernice screpolata delle pareti ,le macchie di umidità del soffitto le tavole dissestate del parquet.
L’acqua del catino è fredda. Meglio così, l’uso di tutta quella magia mi ha ridotto come una di quelle serate nei pub scozzesi. Mi vesto con i panni puliti, trovati piegati e appoggiati sulla sedia .
Mentre scendo le scale, mi accorgo del silenzio profondo che c’è nella casa .
Beh come al solito i cugini staranno ancora a dormire.
“Buongiorno signorino Enrico Maria Onofrio R. Ombrafiorita si accomodi in sala il suo tè è pronto”.
Sono anni che conosco Aristide e ancora non ho capito come fa a farci trovare la colazioni, pranzi, cene e tutto quello di cui abbiamo bisogno prima di chiederlo, tutto pronto al momento giusto.
Entro in sala e mi siedo sul sofà polveroso. La mia attenzione viene attirata dei rumori che provengono dal giardino.
Ma guardali tutti i miei cuginetti, si stanno tutti dando un gran da fare. Chi con pala chi con la magia ,per fare le fosse per qui poveri idioti che ci davano la caccia. Un gran furore mi colpisce al ricordo di quando ho scatenato tutta il mio potere su quei poveretti. E’ stato come vedere uno tsunami di fuoco. Da prima solo un po’ di fumo , poi come un’onda che si alza e si sposta in avanti sempre più veloce, il muro di fuoco travolge tutti e tutto riducendo il tutto in fertilizzante, utile per le prossime stagioni. Ma la fine peggiore è stata dei secondi tutti quelli che hanno avuto 2 sec di vita in più. E il loro ultimo pensiero è stato” Ma questa magia può essere solo il frutto del mago più potente dell’ universo “ tra un po’ ci credo anch’io d’essere il mago più potente del mondo(ma forse lo sono).
Per la prima volta, da quando sono stato licenziato, mi sento veramente in vacanza. Non voglio vederli oggi , voglio un po’ evadere.
Finisco di mangiare , mi dirigo in cucina e sposto il frigorifero. “Aristide quando esco chiudi la porta ci vediamo dopo. Ah già dimenticavo di ai parenti che sono ancora a dormire. Ciao.”
“Va bene signorino Enrico Maria Onofrio R. Ombrafiorita farò come lei vuole. Buona giornata.”.
Il tunnel fila dritto fino al cimitero del Verano. La tomba di famiglia è come l’abbiamo lasciata l’ultima volta. Piove. La mia solita fortuna ,non voglio tornare indietro aspetterò qui che spiova.
Noto una cosa che prima non avevo notato, i nomi scritti sui fornetti non sono della famiglia.
Ildebrando Onofri, Isidoro Alessi, Edmondo Purccu. Le date del decesso vanno dal 1719 all’ultima 1920.
Ma chi saranno? Comunque sia ,sicuramente avranno avuto a che fare con la nostra famiglia .
La cappella, non molto pulita, anzi sembra che siano decenni che nessuno la pulisca.
Fuori la pioggia continuava a cadere che fare per passare il tempo? Idea adesso esco e vado a rimediare qualcosa per pulire, almeno faccio passare un po’ di tempo .
In poco tempo rimedio tutto quello che mi serve, una scopa e una pezza.
Dopo circa un paio d’ore di lavoro e aver riempito due secchi di foglie terra e fiori che al toccarli diventavano polvere, il mausoleo è quasi decente.
La pioggia comincia a scemare.
Altri cinque minuti e potrò uscire senza bagnarmi e cos……… “Grazie”. Un fantasma comparve da dietro l’ara.
Sulle prime rimasi un po’ stupito e anche stupido . “Di cosa?” risposi. “Di aver dato una pulita” “ Ah .. di nulla “ Risposi “ Ma che ci fai qui ?” Chiesi mentre mi giravo una sigaretta .
“Io sono Isidoro Alessi e sono uno dei tre guardiani di questa entrata.” Disse con tono fiero.
“E gli altri due sono? E chi eri per essere stato seppellito qui?” Chiesi. Le cose si stavano facendo divertenti, qualche altro aneddoto sulla famiglia. “Gli altri due sono andati a controllare la zona. Io quand’ero in vita servivo la famiglia Ombrafiorita come maggiordomo. Quando sono morto, vista la mia devozione alla Famiglia, mi hanno fatto guardiano di questa entra segreta di Casa.
Venga qui signorino Enrico Maria Onofrio R. Ombrafiorita che la spolvero di tutta la polvere che ha sui vestiti. “
Da prima il suo tocco era lieve e delicato e tutta la polvere la vedevo lasciare i miei vestiti e cadere a terra.
“Signorino mi scusi ma devo farlo” sentii la sua mano affondarmi nella spalla.
Il gelo del suo tocco mi colpi l’animo. Tirò via la mano e tra le dita teneva una specie di fango nero come la pece.
“Che cos’è quello schifo eh?”. Il fantasma se la porto al disopra della testa e la face cadere nella bocca. Da prima la cosa si mosse e poi spari nel fantasma.
“Quello che ha visto era una piccola maledizione che qualche maghetto le aveva fatto. D’adesso in poi non avrà più tutta quella sfortuna.”
La pioggia era smessa e l’odore di erba bagnata entrava nella Cappella. “Grazie dell’aiuto Isidoro adesso devo andare prima che ricominci a piovere. Quando rientro ti saluto ciao” dissi.”arrivederci signorino Enrico Maria Onofrio R. Ombrafiorita.”
Dopo molte ore, ritornai entrai nella piccola costruzione,” Grazie ancora Isi ci vediamo la prossima volta “ Entrai nela passaggio e poi dritto a casa.
Chi sa che cosa hanno combinato i mie parenti.


1 commento:

Zio Osvaldo ha detto...

Hemmm...

Nipote, pensavo avessi capito...

Mettiamola cosi':
I poveri idioti sono stati TUTTI riciclati...

Non TUTTI come concime...

Eppure ti era piacuto lo spezzatino...